Indice dei contenuti
- 1 Cos’è un conto corrente?
- 2 Che cos’è l’estratto conto?
- 3 Come si apre un conto corrente? Quali sono i documenti necessari per aprirlo?
- 4 Come identificare un conto corrente?
- 5 Che cos’è il saldo?
- 6 Quali tipi di conto corrente sono sottoscrivibili?
- 7 Conto deposito
- 8 Quali sono le finalità del conto corrente?
- 9 Che cos’è il tasso di interesse?
- 10 Come varia il tasso di interesse? Come lo si calcola?
- 11 Quali sono i costi?
- 12 Tassazione conti correnti: cosa c’è da sapere?
- 13 Come si chiude un conto?
- 14 Dove inserire un conto corrente in successione?
- 15 Dove aprire un conto corrente aziendale?
- 16 Quando viene bloccato?
- 17 Quando diventa dormiente?
Se cerchi informazioni sul Conto Corrente leggi le FAQ e scopri le risposte alle domande più frequenti.
Cos’è un conto corrente?
Frequentemente abbreviato tramite la sigla C/C, il conto corrente è uno strumento di gestione del risparmio di natura bancaria o postale, che consente al correntista di depositare il denaro presso l’istituto di credito di riferimento o altro intermediario creditizio.
Inoltre, il correntista ha la possibilità di usufruire di svariati servizi, come ad esempio l’utilizzo di denaro elettronico e di moneta bancaria, di farsi accreditare lo stipendio o la pensione, di domiciliare le utenze e di accumulare risparmio.
Su quest’ultimo aspetto, è opportuno tenere in considerazione il fatto che il conto corrente può essere definito universalmente come una tipologia di risparmio tutelata dall’intervento dello Stato. Anche la stessa Costituzione Italiana incentiva e tutela ogni forma di risparmio.
A tal proposito, per quanto riguarda lo scopo primario di un conto corrente, argomento che verrà approfondito di seguito, occorre conoscere anche le agevolazioni e i costi riguardanti l’apertura, la gestione e la chiusura di un conto corrente.
Secondo quanto sancisce l’articolo 1823 del Codice Civile, a regolare il conto corrente vi è un contratto tipico. Il possessore del conto corrente, in tal senso, ha la facoltà di pretendere a vista le somme di denaro ivi depositate.
Inoltre, se vi è una carta di credito associata, è possibile concludere transazioni elettroniche; se vi è una carta di debito associata, diventa fattibile ultimare pagamenti e portare a termine acquisti con prelievo istantaneo.
Tra gli ulteriori servizi disponibili all’interno di un conto corrente bancario, menzione speciale la meritano anche i servizi di home banking, la cui mission di fondo consiste nel permettere al correntista di concludere le varie operazioni bancarie direttamente da casa.
Grazie all’home banking, di fatto, è possibile monitorare i movimenti di denaro effettuati, semplicemente accedendo al sito Internet dell’istituto di credito o tramite la mobile App.
Per consentire un controllo ad hoc dei movimenti contabili (entrate/uscite) e dei costi, l’istituto bancario di riferimento produce l’estratto conto.
Che cos’è l’estratto conto?
L’estratto conto è un resoconto che sintetizza tutte le transazioni contabili ultimate in un preciso intervallo di tempo. L’organizzazione del suddetto documento è strutturata per colonne che identificano tutti i particolari di ogni transazione.
Nei dettagli, oltre alla descrizione, ad essere indicati ci sono anche la data, il saldo (segno positivo a fronte di entrate e segno negativo a fronte di uscite) e la data di valuta. Quest’ultima si rivela fondamentale nell’ottica del calcolo degli interessi, essendone il punto di partenza.
Come si apre un conto corrente? Quali sono i documenti necessari per aprirlo?
La procedura inerente all’apertura di un conto corrente è semplice e intuitiva. Vi sono aspetti leggermente differenti, a seconda della banca e del conto di gradimento. A prescindere dal canale online, telefonico o in filiale, i passaggi da seguire per aprire un conto corrente sono i seguenti:
- Lettura accurata delle condizioni del conto corrente: il controllo di quanto indicato all’interno del foglio informativo è il primo passaggio da seguire. Va posta massima attenzione anche a quanto stabilisce la normativa sulla trasparenza bancaria. Lo stesso dicasi per la tematica del trattamento dei dati personali.
- Successivamente, il contratto va sottoscritto e consegnato. Vanno apposte anche altre due firme: la prima è quella di presa visione del foglio informativo, la seconda è quella di autorizzazione al trattamento dei dati personali
Poi, occorre allegare i documenti necessari all’apertura di un conto corrente. Questi sono:
– Fotocopia di un documento di identità in corso di validità
– Fotocopia del codice fiscale. In alternativa, è ammessa anche la fotocopia della tessera sanitaria
– Fotocopia del certificato di residenza, anche se a richiederla è ad oggi un esiguo numero di istituti finanziari
Caso a parte è quello dell’apertura di un conto online: visto che non c’è interazione con il personale dell’istituto di credito, l’identificazione finanziaria va eseguita nel pieno rispetto di quanto sancisce la normativa antiriciclaggio.
Per portare a termine l’identificazione, è necessario essere già correntisti di un ulteriore conto bancario, in modo tale da effettuare il bonifico di prova con importo minimo su un conto che la banca predispone ad hoc. Alternativamente, vi è la procedura RID che permette l’identificazione del nuovo correntista. Anche in questo caso, conditio sine qua non a fini identificativi è la presenza di un altro conto corrente.
A conclusione del discorso incentrato su come aprire un conto corrente, va detto che la procedura è più immediata nella circostanza in cui la banca non ammetta scoperti, visto che non va incontro ad alcun rischio.
Ergo, di procedure di valutazione sul merito creditizio proprio non vi è traccia. Risultato? I tempi si accorciano. Una verifica sullo storico del potenziale intestatario del nuovo conto corrente e un’analisi del suo stato patrimoniale necessitano di tempo ulteriore.
Come identificare un conto corrente?
Ogni conto corrente è identificato dalle coordinate bancarie. In Italia sono ben 27 i caratteri che identificano l’IBAN (International Bank Account Number), il cui scopo primario, sin dalla sua introduzione avvenuta il 1° gennaio 2008, è stato quello di raccogliere le coordinate bancarie del conto corrente in una singola sequenza alfanumerica.
Nello specifico, i primi due caratteri stanno per IT e identificano l’Italia (sigla internazionale sulla base di quanto indicato nello standard ISO 3166).
Poi vi è il CIN Euro, due numeri di controllo, ed il codice CIN (una lettera). Trattasi di un codice di controllo che, partendo dal codice ABI, dal CAB e dal numero di C/C, viene generato da appositi calcoli.
Non è imprescindibile a fini identificativi del conto, tanto è che è possibile tralasciarlo. Poi vi è l’ABI, Codice di 5 cifre assegnato dall’Associazione Bancaria Italiana in rappresentanza dell’istituto creditizio di riferimento e il CAB, Codice di Avviamento Bancario, composto da 5 cifre che identifica l’agenzia o la filiale, dove l’intestatario ha il suo conto.
Infine, è la volta del numero di conto, composto da 12 caratteri alfanumerici.
CIN + ABI + CAB + Numero di conto determinano il BBAN, costituito da 23 cifre alfanumeriche.
Che cos’è il saldo?
Per capire la logica di funzionamento alla base di un conto corrente, è necessario introdurre il concetto di saldo. Cos’è? Sostanzialmente, è il risultato che scaturisce dalla somma algebrica di tutte le operazioni bancarie effettuate, siano esse a credito o a debito.
Vi sono pertanto tre tipologie di saldo:
- Saldo liquido che può risultare positivo e negativo: quello in questione è il saldo per antonomasia nell’immaginario collettivo, tema a cui si è appena accennato. Come già ribadito, questo viene determinato semplicemente mettendo in ordine le movimentazioni di denaro in relazione alla data di valuta. La sua utilità è palese in relazione al calcolo degli interessi di natura creditoria o debitoria.
- Saldo contabile: il risultato finale che tiene conto dei movimenti in base alla data di registrazione.
- Saldo disponibile: il risultato finale che è ottenuto andando ad ordinare i movimenti in rapporto alla loro data di disponibilità. Ciò vuol dire che il correntista ha la possibilità di poter contare sulla somma versata sul conto corrente, nel momento in cui matura la disponibilità.
Un esempio concreto aiuterà a capire meglio lo scenario in questione: si supponga che un correntista decida di versare sul suo conto un assegno bancario di importo pari a 2.500 euro in data 06/05/2019 (lunedì).
Allo stesso tempo, si tenga conto che in riferimento al versamento degli assegni bancari, l’applicazione corrisponde a tre giorni lavorativi di valuta e a quattro di disponibilità.
Ne consegue che: in data 06/05/2019, il saldo contabile subisce un incremento di 1.000 euro, mentre il saldo liquido e quello disponibile restano invariati.
In data, 09/05/2019, anche il saldo liquido aumenta di 1.000 euro. A partire da questa data, iniziano a decorrere gli interessi creditori. Infine, solo a partire dal 10/05/2019, l’importo pari a 1.000 euro diventa disponibile.
Grazie all’estratto conto, il correntista ha la piena facoltà di controllo del saldo disponibile e di quello contabile.
Ai sensi di quanto indicato all’interno dell’articolo 119 del Decreto Lgs n.385/93, l’approvazione degli estratti conto diventa effettiva, una volta che sono trascorsi 60 giorni dal ricevimento, a patto che il correntista non decida di opporsi.
Quali tipi di conto corrente sono sottoscrivibili?
In commercio ci sono innumerevoli tipologie di conto corrente.
– Conto ordinario: il costo è collegato al numero di transazioni eseguite.
– Conto privato: il conto corrente comune e personale scelto dai correntisti che hanno come unica necessità effettiva quella di depositare soldi in modo semplice e rapido.
– Conto a pacchetto: il costo è specifico, ma al suo interno sono compresi tutta una serie di servizi, il cui utilizzo è molteplice (senza franchigia, con franchigia, senza vincoli, utilizzo limitato).
– Conto di base: vi è un numero limitato di funzioni per tutti i correntisti che non hanno specifiche necessità.
– Conto in convenzione: contraddistinto da condizioni privilegiate, al fine di venire incontro alle reali esigenze dei clienti.
– Conto per la famiglia: alcuni istituti di credito danno la possibilità di estendere questo strumento all’intero nucleo familiare che, in questo modo, ha la possibilità di risparmiare soldi da impiegare per progetti futuri. Insomma, il suo funzionamento non si discosta più di tanto da quello di un salvadanaio, a cui ricorrere nel momento del bisogno.
– Conto per pensionati: diversi istituti bancari propongono questa tipologia di conto a chi ha come scopo primario quello di vedersi accreditata la pensione. Costi di gestione minimizzati e funzioni base sono tratti distintivi di questa tipologia di conto.
– Conto per studenti: anche chi frequenta l’Università ha la possibilità di godere di promozioni vantaggiose e di tutta una serie di agevolazioni. Il parametro valutato è il merito conseguito nel campo degli studi. Lo stesso discorso è valevole nel campo della ricerca.
– Conto per bambini: i genitori che risparmiano possono accantonare un importo in percentuale con la possibilità di creare dei conti correnti per i più piccoli. I vantaggi? Ottimi tassi di interesse e il poter mettere a disposizione dei bambini uno strumento di gestione del risparmio. Occorrerà che i più piccoli diventino maggiorenni per poter sbloccare il suddetto conto corrente.
– Conto di appoggio: è un conto corrente di tipo ordinario che può essere intestato oppure cointestato ad un correntista che dovrà indicare le coordinate bancarie sin dalla fase di apertura. Da questo tipo di conto vi è la possibilità di trasferire soldi verso il conto deposito o verso il conto corrente tradizionale. Qual è il vantaggio di avere un conto di appoggio? Sicurezza ai massimi livelli e totale libertà di gestire i propri soldi
– Conto corrente aziendale: tipologia differente di conto corrente rispetto alle altre per tutta una serie di motivazioni. In primis, il suddetto conto corrente può avere sia un numero plurimo di intestatari che di fiduciari, i quali possono effettuare operazioni finanziarie a nome dell’impresa per cui lavorano. Oltre a ciò, le funzioni devono essere indicate già in sede di sottoscrizione contrattuale. In un conto corrente aziendale, i costi di gestione sono decisamente superiori alla media.
Conto deposito
Menzione speciale la meritano poi il conto deposito libero e il conto deposito vincolato. Che differenza intercorre tra queste due tipologie di conto? Nel caso di conto deposito libero, il correntista non è vincolato: la banca acquista gli importi depositati e li custodisce, impegnandosi a versare gli interessi maturati e a restituire l’importo depositato a fine scadenza contrattuale o anticipatamente.
Nel caso di conto deposito vincolato, i rendimenti derivati dalla custodia degli importi di denaro depositati sono condizionati dalla scadenza del vincolo. A fronte di un eventuale ritiro anticipato della somma vincolata, a meno che non vi siano clausole specifiche o condizioni straordinarie (quali ad esempio la perdita del posto di lavoro), spetta al correntista accollarsi i costi della penale.
Quali sono le finalità del conto corrente?
Oggigiorno il conto corrente è uno strumento di gestione del risparmio di fondamentale importanza.
Tutti i cittadini e le imprese necessitano di un conto corrente: ad esempio, i lavoratori e i pensionati si possono fare accreditare lo stipendio dal datore di lavoro o la pensione dall’ente pensionistico.
Ma, un’altra finalità per cui il conto corrente è diffuso risiede nel fatto che in molti se ne servono per accantonare somme di denaro. In un conto corrente tradizionale, non vi sono interessi attivi.
Per ottenere un rendimento economico sui soldi depositati, vi sono specifici strumenti finanziari, come il conto deposito, i cui interessi variano in relazione al lasso di tempo in cui quella determinata somma risparmiata viene accantonata.
Che cos’è il tasso di interesse?
In ambito finanziario, il tasso di interesse di un conto corrente è un concetto di fondamentale importanza.
Sapere cosa sia, come va applicato e come cambia in relazione anche alla tipologia di strumento finanziario su cui si investono i risparmi, è di fondamentale importanza.
D’altronde, quella di veder fruttare i propri risparmi non è altro che una strategia che va accuratamente pianificata.
Pertanto, si deve sapere che non vi è un unico tasso di interesse, ma ve ne sono molteplici. Questi variano in relazione anche all’istituto di credito a cui il correntista decide di rivolgersi.
Detto ciò, il tasso di interesse è un parametro di notevole importanza, strettamente connesso ai mercati finanziari. A seconda di come oscilla, le decisioni degli operatori di borsa e degli investitori tendono a cambiare.
In termini di definizione, trattasi del costo che viene addebitato a chi riceve un prestito in un preciso arco temporale. A determinarlo è chi emette il prestito, il suo valore viene espresso sempre in percentuale ed il calcolo viene eseguito sul totale dell’importo prestato.
Il debitore dovrà restituire una determinata somma economica superiore rispetto a quella ottenuta. La differenza tra la somma finale e quella iniziale corrisponde al valore del tasso di interesse.
In riferimento alla percentuale, molto importante è la definizione del concetto di capitalizzazione degli interessi.
Se ne contano due differenti: quella semplice, dove l’interesse è direttamente proporzionale al lasso di tempo e al capitale ottenuto.
Quella composta, dove l’interesse viene aggiunto al capitale di partenza che lo ha effettivamente prodotto, senza che venga pagato né tanto meno riscosso.
Nel calcolo degli interessi c’è da considerare il fatto che i tassi applicati dagli istituti di credito tengono conto di quanto stabilito dalla Banca Centrale.
Essi rappresentano, di fatto, il tasso a cui le banche private hanno la possibilità di prendere in prestito i fondi dalle Banche Centrali.
In questo modo, ha origine un processo circolare, dove a fronte di un incremento del tasso di interesse, si registra un aumento del costo del denaro. Risultato? I consumatori ne beneficiano. Di converso, a scendere è la spesa destinata ai consumi.
Ecco spiegato il motivo per cui numerose Banche Centrali hanno deciso di diminuire i tassi di interesse con il chiaro intento di favorire l’aumento della spesa indirizzata ai consumi.
Come varia il tasso di interesse? Come lo si calcola?
Come si è già avuto modo di argomentare, molteplici sono le applicazioni del tasso di interesse: oltre ai conti correnti bancari, vi sono anche i mutui e i conti deposito.
Nel caso dei due strumenti finanziari di natura bancaria, gli interessi rappresentano sostanzialmente la remunerazione di cui beneficia il correntista che ha depositato i suoi risparmi.
Due sono le categorie per classificare gli interessi bancari: da un lato, vi sono gli interessi attivi, che la banca corrisponde ai risparmiatori in base a percentuali per la ricezione di liquidità.
Dall’altro, vi sono quelli passivi che i correntisti versano alle banche dopo aver ottenuto un prestito o dopo aver acceso un mutuo. Il TAN e il TAEG identificano questi ultimi.
In relazione a come si calcolano gli interessi su un importo depositato su un conto corrente bancario, occorre moltiplicare il capitale per l’interesse annuo ed in seguito per il numero di anni (espresso in giorni). Il risultato ottenuto va diviso per 36500.
Sono solo pochi i conti correnti tradizionali che accreditano gli interessi sulle somme di denaro lì depositate.
In linea di massima, il tasso di interesse sui conti correnti ha un valore di partenza dello 0,01 e, successivamente, muta in rapporto alla tipologia di conto e della banca.
Non c’è minimo confronto con i tassi di interesse dei conti deposito, essendo questi ultimi decisamente maggiori. Con un vincolo di oltre 24 mesi, possono arrivare anche al 2%.
Quali sono i costi?
I costi del conto corrente differiscono in relazione alla tipologia di conto sottoscritto e all’istituto bancario scelto. Va detto che con il conto corrente online è previsto l’azzeramento di numerose voci di spesa che precedentemente erano a pagamento.
In quasi tutte le casistiche, il correntista deve pagare un canone mensile sulla base di tutta una serie di funzionalità di cui desidera avvalersi. Vi è poi anche un canone separato per la carta di credito.
Riepilogando, tra i costi di un conto corrente vanno annoverati:
– Spese di commissioni per bonifici, domiciliazione di utenze, prelievo ATM, emissione di assegni, pagamento POS
– Imposta di bollo
– Canone per la carta di credito
– Costi per l’invio di comunicazioni, estratto conto incluso
Tutte queste voci possono essere azzerate dalla banca presso la quale si apre il conto corrente. In linea di massima, i costi per un conto corrente sono pari a zero se è 100% online.
Nel caso dei conti correnti business, questi arrivano sino a 15 euro. Per i bonifici, invece, quando non sono gratuiti, vi sono dei costi che variano da 0,50 centesimi a 3 euro. Per i bonifici internazionali, le spese possono arrivare anche a una dozzina di euro.
Tassazione conti correnti: cosa c’è da sapere?
Discorso a parte riguarda la tassazione dei conti correnti.
- L’imposta di bollo per le persone giuridiche ammonta a 100 euro all’anno, mentre per le persone fisiche a 34,20 euro all’anno. Per giacenze inferiori a 5.000 euro l’anno, la suddetta imposta non è dovuta.
- In relazione ai depositi ed al valore del deposito titolo, vi è da fronteggiare un’altra imposta di bollo, di valore corrispondente allo 0,2%.
Infine, sugli interessi maturati, la tassazione corrisponde al 26%. Sulle rendite finanziarie, a partire dalla data 01/07/2014 si è registrato un innalzamento.
Come si chiude un conto?
Per quanto concerne la chiusura del conto corrente, è necessario formulare una richiesta formale presso l’istituto finanziario con cui si è siglato il contratto.
In altre casistiche, specie per le banche 100% online con un’organizzazione paperless, è sufficiente l’invio di una e-mail.
Presso altri istituti di credito, invece, occorre indicare le motivazioni della chiusura del conto e compilare l’apposito modulo.
La chiusura del conto corrente fa sì che quest’ultimo non possa più essere utilizzato dal correntista.
Ai sensi di quanto stabilisce la legge, non esistono più le spese di estinzione per chi decide di chiudere il conto corrente.
Dove inserire un conto corrente in successione?
La tematica in oggetto ha a che fare con una procedura non particolarmente semplice, a causa di una burocrazia piuttosto complessa.
Detto ciò, non è cosa agevole gestire la questione, a seguito del decesso di un parente nel momento in cui si entra in possesso del conto corrente in eredità.
Fatta questa premessa, l’istituto finanziario “congela” temporaneamente il conto corrente del defunto, estinguendo tutti i poteri di firma elargiti a terze parti, quando ancora era in vita.
Questo vuol dire che, anche gli eredi legittimi, non potranno accedere al conto finché non saranno espletate le varie formalità.
Sia i soldi depositati sul conto che gli eventuali debiti contratti con l’istituto finanziario passano in capo agli eredi.
Due sono le modalità con cui la successione diventa effettiva.
Nel primo caso, si ha la successione automatica: l’importo presente sul conto corrente viene diviso per quote tra i legittimi eredi.
Nel secondo caso, qualora il defunto avesse espresso specifiche disposizioni mediante testamento, si seguiranno alla lettera le indicazioni del de cuius.
Spetta agli eredi comunicare all’istituto finanziario la scomparsa del defunto mediante certificato di morte.
Inoltre, spetta agli stessi restituire carte di credito, carte di debito e tutto ciò che è di proprietà della banca.
L’istituto di credito dovrà comunicare agli eredi se sono presenti somme depositate sugli strumenti finanziari appartenuti al defunto.
Diversa è la casistica in cui il conto corrente presenti la delega di firma. A fronte della scomparsa del correntista, le deleghe a terzi vengono immediatamente bloccate e il denaro “congelato”, onde evitare appropriazioni indebite di denaro.
Capitolo a parte concerne la disciplina del conto corrente cointestato. In queste circostanze, nell’eredità rientra solamente quella percentuale dell’importo appartenente alla persona scomparsa.
Un esempio concreto illustrerà meglio la fattispecie giuridica. Ammettiamo che vi sia un conto corrente cointestato fra due coniugi.
A seguito della morte del marito, la moglie ha diritto di mantenere il 50%. L’altro 50% viene diviso agli eredi legittimi o in base a quanto indicato nel testamento.
Anche la moglie può chiaramente rientrare di diritto tra gli eredi. È, inoltre, possibile che l’equilibrio tra le percentuali di cointestazione possa differire ed essere del 70% al marito e del 30% alla moglie.
Nel suddetto scenario, la divisione dell’eredità terrà conto del rapporto di equilibrio. Per questioni di formalità, a fronte della scomparsa di un cointestatario, l’altra parte si vede per un tot di tempo bloccare l’accesso al denaro.
Lo “sblocco” del conto corrente si verifica nel momento in cui vengono identificati gli eredi legittimi con l’esibizione della dichiarazione di successione.
A quel punto, toccherà all’istituto finanziario occuparsi di distribuire le quote spettanti di diritto agli eredi.
Per concludere il discorso su dove inserire un conto corrente in successione, va detto che la tassazione differisce a seconda del livello di parentela con il defunto.
In ogni caso, si va da un minimo del 4% ad un massimo del 6% del deposito. Lo stesso discorso vale per tutte le forme di risparmio, dai titoli azionari alle obbligazioni, senza dimenticare le varie polizze assicurative.
Dove aprire un conto corrente aziendale?
L’apertura di un conto bancario aziendale rappresenta un’operazione di estrema praticità per gli imprenditori che dirigono e gestiscono una ditta o per i gestori di un esercizio commerciale.
Le operazioni vanno eseguite con un istituto di credito che propone a catalogo il suddetto prodotto, nello specifico indirizzato a tutte le realtà imprenditoriali, titolari di Partita IVA.
Il primo passaggio da seguire, ancor prima di firmare il contratto, è quello di presentare un piano aziendale.
Trattasi di un documento sul quale sono indicati i soggetti autorizzati ad intrattenere rapporti con la banca per conto della società.
All’interno di questo documento, verranno indicati in maniera precisa i soggetti delegati che potranno firmare assegni, investire fondi, trasferire soldi e portare a termine le transazioni.
È compito del titolare del negozio o dell’imprenditore occuparsi di mettere tutto “nero su bianco” all’interno del piano aziendale: è possibile inserire come clausola l’autorizzazione per ogni singola operazione (se si intende controllare tutto) o per operazioni specifiche (dando ai delegati maggiore liberà di azione).
Grazie al piano aziendale, l’istituto bancario risulterà al corrente delle responsabilità del titolare del conto e dei delegati. Questi ultimi devono sottoscrivere il documento e presentare la copia dei loro documenti di identità in corso di validità, del codice fiscale o della tessera sanitaria e, nell’eventualità, del contratto di lavoro che certifica il rapporto professionale.
Il titolare del conto, oltre a questi documenti, è tenuto a presentare anche la Partita IVA rilasciata dall’Agenzia delle Entrate, a seguito della registrazione dell’attività. Sempre a monte, va stabilito se è possibile monitorare il conto online.
La scelta è sempre saggia, perché consente di risparmiare sui costi di gestione (zero spese di commissioni e di comunicazione periodica) e di monitorare in real time la movimentazione di denaro.
Si tenga conto che per aprire un conto corrente aziendale non è obbligatorio essere titolari di una ditta o di un esercizio commerciale. Basta anche essere in partnership con una di queste realtà aziendali.
Terminata la fase burocratica, basterà fissare presso la filiale dell’istituto di credito un appuntamento e firmare il contratto. Verranno in seguito rilasciate le copie che certificheranno la conclusione delle operazioni.
Quando viene bloccato?
Può capitare che l’istituto finanziario proceda ad un blocco del conto corrente, impedendo al correntista di effettuare l’accesso al credito.
Quali sono le motivazioni di questo blocco? La banca intende salvaguardarsi dinanzi ai possibili rischi di insolvenza, una volta ricevuta dall’Autorità Giudiziaria una notifica, di cui il creditore (privati, aziende o enti pubblici) ha fatto richiesta.
Il blocco del conto corrente, quindi, va interpretato come un’azione precauzionale, al mero scopo di evitare situazioni debitorie che a lungo andare possono peggiorare. Perciò, prevenire la possibile insolvenza diventa l’unica strada percorribile. Il tutto nel pieno rispetto delle norme antiriciclaggio.
Anche a fronte della scomparsa del titolare del conto corrente, per le suddette ragioni, la banca può procedere anche con il blocco.
Esaminiamo maggiormente nel dettaglio i motivi che comportano il blocco del conto corrente bancario.
Blocco per scoperto: nella circostanza in cui il conto risulti in rosso ed il correntista si avvalesse di fondi insufficienti, l’istituto di credito può disporre il blocco del conto.
L’intestatario, di fatto, non potrà avvalersi dei classici strumenti di pagamento, carta di credito, carta di debito e assegni inclusi.
Solo nel momento in cui il debito verrà saldato, il diretto interessato potrà tornare ad accedere al conto, dato che la banca lo avrà sbloccato.
Blocco per legge antiriciclaggio: le direttive antiriciclaggio, diventate effettive dall’01/01/2014, sanciscono che gli intestatari sono obbligati a recarsi in filiale per sottoscrivere un questionario attinente ai dati sensibili, esibendo un documento di identità in corso di validità.
Se entro 60 giorni quest’obbligo non viene rispettato dal titolare del conto corrente, la banca può procedere al blocco.
Se la banca non procede ad ulteriori verifiche, c’è il rischio di andare incontro ad una sanzione pecuniaria dai 2.600 ai 13.000 euro per omesso controllo.
Blocco per debiti: scenari debitori verso altri privati o realtà aziendali fanno sì che i creditori possano chiedere all’Autorità giudiziaria la richiesta di pignoramento.
Per ovvi motivi, il conto corrente bancario del diretto interessato è la prima fonte di riferimento.
Precisiamo che la banca presso cui il correntista ha il conto corrente ha la possibilità di procedere al blocco.
Quando diventa dormiente?
Dicesi conto corrente dormiente un conto dove per 10 anni (lasso di tempo minimo) non sono state eseguite operazioni finanziarie di alcun tipo.
La materia è regolata dall’articolo 1, comma 345 della Legge n. 266 del 05/12/2005.
Cosa si verifica nel momento in cui un conto corrente diventa dormiente, essendo trascorsi 10 anni dall’ultima operazione finanziaria? A ridosso della scadenza, la Banca invia in forma scritta un avviso al titolare, comunicandogli che raggiunta la scadenza il suo conto corrente sarà dormiente.
Nel momento in cui trascorrono 180 giorni ulteriori, in assenza di notizie, il conto corrente diventa dormiente.
A partire dal 2010, la Consap si occupa di raccogliere i fondi e di procedere al rimborso a chi ne effettua richiesta.
Prima che la Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici, agenzia controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, si occupasse della cosa, la Legge Finanziaria 2006 aveva stabilito che il saldo venisse impiegato per aumentare il fondo per sostenere tutte le vittime di crack finanziario.
Come procedere alla richiesta di rimborso del saldo di un conto corrente, prima che diventi dormiente? È sufficiente connettersi al sito internet della Consap www.consap.it e controllare se il nome dell’intestatario di turno rientra tra quelli interessati.
A quel punto, è possibile procedere al download dell’apposita modulistica e procedere alla richiesta di rimborso, inoltrandola subito dopo all’indirizzo della Banca di riferimento.
Chiaramente, all’interno della raccomandata con avviso di ricevimento, risulterà necessario allegare tutti i documenti richiesti.